Lettera aperta al GAT 6
Cari compagni, presto lascerò questo gruppo e mi sembra doveroso accomiatarmi da voi con questa lettera che, commossa, sto scrivendo.
Abbiamo percorso insieme quasi tre anni della mia terapia e mi avete dato talmente tanto che ritengo giusto dedicare a ciascuno di voi un pensiero in modo che possiate sempre portarmi nel vostro cuore come io porterò sempre voi nel mio.
Voglio rivolgere a ciascuno di voi un grazie particolare perché con le vostre peculiarità mi avete insegnato come si fa la terapia.
A te Carlo, che mi hai insegnato tantissimo con le tue sagaci e punzecchianti battute, la speranza che ti rialzi da questa ricaduta e continui ad essere l’esempio di come si fa la terapia, senza mai mollare anche nei momenti più duri .
Ad Alberto, che mi ha insegnato ad essere paziente, a rigare dritto e a pensare prima di tutto a me stessa senza farmi prendere dalla rabbia, a saper aspettare. A te devo confessare che spesso durante la giornata penso quando faccio qualcosa. Tu per me, taciturno ma loquace con i fatti, sei stato un grande esempio.
A te, Anna, che ho imparato a conoscere e ad apprezzare, anche se talvolta non ti approvavo, nella speranza che tu sappia mantenere la serenità che hai acquisito superando anche tu le tue rabbie.
Al mio adorato Lollo, con il quale condividevo la colazione del mercoledì, che mi ha insegnato che la terapia bisognava farla e che le risposte alle domande sarebbero poi arrivate. Mi hai insegnato anche tu a sapere aspettare.
A Giuliano, sempre premuroso, attento alla mia stanchezza, desideroso sempre di starmi vicino anche nel viaggio di ritorno, a te l’augurio di imparare a non cadere nelle trappole di chi ti sta accanto ma “guarda e passa e non ti curar di loro”, l’augurio di applicare davvero il “sano egoismo”.
A Enrico compagno di viaggio, abbiamo iniziato insieme, mi hai insegnato la tolleranza ed io ne avevo molto bisogno l’augurio di continuare dritto con più energia.
A te burbera ma dolcissima Marina, ho imparato a conoscerti e ho scoperto un mondo meraviglioso dietro a quella voce tonante.
A Tiziano che mi ha insegnato che se si vuole ci si può imparare a controllare , a te Giada che ti sei persa l’augurio di una ripresa e a te Marcelo l’augurio di imparare che qui ci vogliamo tutti bene e che se talvolta ci diciamo qualcosa è solo a fin di bene e a te Stefano esempio vivente di come si può cadere ma rialzarsi trovando nei compagni e nei terapeuti la forza di ricominciare.
A Lei dottore un grazie speciale perché mi ha preso per mano come un padre e con autorevolezza , competenza ed amore mi ha portato fin qua.
Vi voglio bene